Il castagno


Già nel XV-XVI secolo abbiamo testimonianza di una presenza massiccia del castagno sia sotto forma di ceduo da utilizzare per costruire ceste, sia in forma di albero da frutto per produrre la farina.

Significative sono le carte tratte dal fondo Fiumi e Fossi dell’Archivio di Stato di Pisa.

In un primo documento un certo Niccolaio di Giovanni Nelli chiede di essere esentato dall’attività di Amministratore delle finanze granducali per non abbandonare il lavoro di corbellaio, con il quale manteneva la famiglia. In un’altra carta tre rappresentanti della comunità si impegnano a far si che tutti i metati o seccatoi presenti nel territorio servano esclusivamente per seccare le ingenti quantità di castagne ivi raccolte e non quelle di altri luoghi .

Dal ‘700 si ha una vera e propria esplosione della coltivazione, in particolare, proprio sul versante pisano, grazie anche alle concessioni granducali (Pietro Leopoldo d’Asburgo) sulla servitù dei pini, i terreni una volta obbligatoriamente vincolati a pineta furono in parte “scassati” e coltivati ad olivi e castagni.

Intorno al 1860, si assiste ad un improvviso cambiamento di tendenza: i castagni da frutto sono colpiti, più o meno in tutta l’Italia centro-settentrionale, dalla grave malattia detta “dell’inchiostro” che deve il nome al colore che assumono le radici una volta assalite dalla malattia. Nel 1945 una nuova malattia, il “cancro corticale”, andò ad ulteriormente assottigliare le fila dei castagni rimasti.

Il povero castagno, dopo aver sfamato intere generazioni di persone, è oggi chiamato a svolgere un nuovo, importante compito ecologico che purtroppo compromette la sua esistenza: grazie alla sua notevole chioma ha assunto il ruolo di filtro naturale dell’aria, di depuratore dagli agenti inquinanti.

da “Un passato da riscoprire”

di Maurizio Bandini e Giovanni Benvenuti

Il percorso è così articolato:

  • modalità della coltivazione
  • il frutto locale, la carpinese
  • essiccazione nei cartteristici metati
  • molitura
  • la farina in cucina
  • il castagno da legno
  • cottura dei “pedoni”, schiappatura e intreccio.