L’esempio massimo di ingegneria naturalistica nei Monti Pisani sono i terrazzamenti con cui si sono resi coltivabili ad oliveto centinaia e centinaia di ettari di terreni caratterizzati da un’accentuata acclività.
Queste opere veramente monumentali sono state realizzate dalla seconda metà del settecento fino alla seconda guerra mondiale, scavando in piano parti collinari poi delimitate da muretti di pietra costruiti a secco che sostengono il terreno formando una sorta di scalino.
Gli elementi strutturali del terrazzamento sono: l’argine (o “grotto”, componente verticale della struttura che si caratterizza per diverse modalità di contenimento del terrapieno; nel nostro caso ha luogo con il muro a secco), la lenza (o “grottata”, componente orizzontale della struttura che ha un’ampiezza oscillante da metri 2,5 a 4) e l’affossatura (o “fossetta”, elemento cruciale nella gestione e nella conservazione del terrazzamento, la cui manutenzione è oggi, purtroppo, molto spesso trascurata).
La presenza stimata di muri a secco nella sola area dei Comuni di Calci, Buti e Vicopisano è di oltre 2.000 chilometri, a cui vanno aggiunti gli argini delle opere forestali per l’impianto dei castagneti e quelle realizzate nel dopoguerra per rimboschire le aree più alte del comprensorio. Ciò dà la dimensione della rilevanza di queste strutture. Nell’ultimo periodo sono intervenuti alcuni mutamenti nel paesaggio terrazzato a seguito dell’abbandono o della parziale coltivazione dell’oliveto: spanciamenti e crolli di porzioni dei muretti a secco, coronamenti non integri, ecc. Ma le opere rimangono complessivamente integre.